CAHIERS D’ECRITURE
due studi preparatori per
A’ la Recherche du Temps Perdu
di Marcel Proust
PRIMA RAPPRESENTAZIONE: luglio 2023, Teatro Comunale degli Avvaloranti di Città della Pieve
PRODUZIONE: Dedalus srl, in collaborazione con Le Vie del Teatro in Terra di Siena e Quaderni Proustiani con il patrocinio Comune Città della Pieve
Un accadimento teatrale scritto e diretto da Marco Filiberti
CAST: Daniel De Rossi, Diletta Masetti, Giovanni De Giorgi, Zoe Zolferino, Luca Tanganelli, Martina Massaro, Pavel Zelinskiy, Alessio Giusto, Olimpia Marmoross, Irene Ciani, Alessandro Burzotta
CREW: coreografia e movimenti scenici Emanuele Burrafato – sound designer Stefano Sasso – moduli di costume Daniele Gelsi – aiuto regia Matteo Fasanella – fonico Andrea Lambertucci – produzione Stefano Sbarluzzi e Sara Papini
SINOSSI
CAHIER N.1 – La performance si sviluppa in un crescendo vorticoso intorno al tema dell’ossessione inquisitoria dell’amante nei confronti dell’oggetto amato. Un sentimento parossistico che generando un disfacimento consapevole nell’amante diviene motivo di voluptas dolendi, nonché unica ragione di vita, identificazione senza soluzione.
Marcel con Albertine (sdoppiata in un corpo femminile e in uno maschile, facce speculari atte ad inverare l’imprendibile ambiguità del personaggio nonché la sua sorgente “reale” nella figura di Alfred Agostinelli), Swann con Odette, Charlus con Morel: da una parte gli amanti, portati quasi alla malattia mentale, dall’altra gli amati, icone inconsistenti di un desiderio proiettivo non troppo dissimile dal rapporto mitizzante che opera il Narratore prima sulle sue infatuazioni estetiche (l’aristocrazia, una certa visione dell’arte, Gilberte, Oriane de Guermantes …) infine su tutti i suoi personaggi.
La struttura a spirale, modulata su un processo inquisitorio, alterna frammenti di azione delle diverse coppie di amanti sempre compresenti, facce diverse di una medesima ossessione, fino a quando, in un crescendo spasmodico, tutto crolla improvvisamente in un vuoto atono: è la (presunta) morte di Albertine, l’ictus di Charlus davanti a un Morel insensibile e indifferente e la presa di coscienza di Swann che, nella celebre frase “e pensare che ho speso gli anni migliori della mia vita… per una donna che, in fondo, non mi piaceva neppure, che non era neanche il mio tipo” sigla il totale fallimento di questo tipo di amore.
CAHIER N.2 – La figlia della grande tragièdienne Berma – attrice a sua volta e in antagonismo con la madre – la supplica di tornare in scena per aiutarla economicamente. Benché malatissima, la Berma accetta di recitare ancora Fedra, il suo ruolo d’elezione ma, all’ultimo momento, la figlia e il genero disertano la rappresentazione per andare alla matinée della Principessa di Guermantes ad applaudire Rachel, una ex prostituta e amante crudele di Robert de Saint-Loup, che vi compare in veste di attrice affermata, protetta dall’amicizia della Duchessa di Guermantes. L’umiliazione mondana della Berma, contrassegnata dal gesto della figlia e del genero, non farà che accrescere il prestigio di Rachel a detrimento della grande tragica che quella ha sostituito nelle simpatie del pubblico. Rimasta sola, la Berma scorge nel fondo della stanza la presenza di un ultimo fedele ammiratore, un giovane timido, pale et marbré, che l’attrice identifica con Ippolito, epitome di ogni desiderio colpevole e non corrisposto. Così, divenendo per l’ultima volta Fedra, la Berma recita la grande tirata come mai prima d’ora mentre Rachel svolazza con disinvoltura da un testo a un altro in un contesto mondano, accogliendo pubblicamente le insistenze del genero e della figlia della Berma che premono alla porta per essere ricevuti.
Mentre il Narratore, assimilato a sua volta a Fedra, coglie il potenziale “salvifico” del rifiuto di Ippolito, la Berma vince per l’ultima volta sovrastando la scena mondana e scandalistica di Rachel con la sua arte assoluta, per poi morire, sola.